lunedì 7 febbraio 2011

Fisiognomica: gli studi di Cesare Lombroso

"LEGGO DENTRO I TUOI OCCHI

da quante volte vivi, 

dal taglio della bocca 

se sei disposto all'odio o all'indulgenza, 

nel tratto del tuo naso 

se sei orgoglioso, fiero oppure vile, 

i drammi del tuo cuore 

li leggo nelle mani, 

nelle loro falangi 

dispendio o tirchieria." 

(F. Battiato)


LA FISIOGNOMICA

Fin dall'antichità l'uomo ha sempre cercato di determinare un codice per classificare le caratteristiche del volto che variano da individuo a individuo. Già nella Grecia del V secolo a.C e principalmente nella città di Atene erano presenti personaggi che si dilettavano nello studio di questa disciplina, in particolare della relazione tra aspetto fisico e aspetti del carattere. Aristotele era uno di questi; egli infatti, studiava le somiglianze tra uomo e animale, per poter attribuire a ogni individuo le qualità di determinati animali (leone simbolo di forza ecc.). Proprio in questo particolare periodo storico nasce la fisiognomica. 

Nel 1764 Cesare Beccaria pubblica il suo famoso trattato "Dei delitti e delle pene". Secondo questo trattato, è importante punire gli individui che hanno commesso un crimine, in base alla gravità del crimine stesso. Sono da ignorare invece, la posizione sociale, la ricchezza e la sanità mentale dell'individuo. 
Tuttavia, nel XIX secolo, il trattato di Beccaria viene smentito. 




Gli antropologi criminali, guidati da Cesare Lombroso, sostengono l'importanza dello spostamento dell'attenzione dal delitto al delinquente e della ricerca della pena più adatta commisurata alla pericolosità del delinquente invece che alla gravità del reato. Il corpo stesso fornisce gli indizi per poter identificare i "delinquenti nati" in base alle anormalità fisiche. In questo modo, più l'individuo risulta pericoloso, indipendentemente dal reato commesso, più la pena diventa severa. 


Per analizzare gli individui, è necessario ricavare delle informazioni dalle tre FASCE DEL VOLTO: INTELLETTIVA, SENSITIVA e MATERIALE.

La FASCIA INTELLETTIVA è costituita dalla fronte e rappresenta  l'INGEGNO, la CURIOSITÀ.
La FASCIA SENSITIVA è costituita dalla base del naso, fino alle ciglia ed è un INDICATORE DELL'EMOTIVITÀ e DELLA SENSIBILITÀ dell'individuo.

La FASCIA MATERIALE è localizzata tra la base del naso e la punta del mento, esprime L'ISTINTIVITÀ e la SENSUALITÀ.

Inoltre possiamo ottenere altre informazioni analizzando:
COLORE DELL'INCARNATO: 
- pallido: mancanza di energia, malumore e pigrizia.
- rosa acceso: sensualità ed estroversione.
- spento e grigiastro: ipocondria, pessimismo e scarsa fiducia
  negli altri.
- giallastro: forte irascibilità, ascolto verso il prossimo e 
  lealtà.
FRONTE: 
- molto alta: tendenza alla superficialità e all'imitazione degli
  altri.
- molto bassa: scarso sviluppo intellettuale e atteggiamento
  ipercritico.
- proporzionata al resto del viso: chiusura mentale e forte senso 
  di responsabilità.
- alta con rigonfiamento nella parte superiore: difficoltà di
  concentrazione e stravaganza.
MENTO: 
- aguzzo: vivacità intellettuale con tendenza all'analisi e 
  all'approfondimento.
- tondo: creatività ed energia e capacità di mettere a proprio
  agio gli altri.
- doppio: insicurezza, bisogno di protezione e instabilità 
  emotiva.
- equilibrato con il resto del viso: grande tenacia.
NASO: 
- camuso: forte empatia e personalità affettuosa.
- all'insù: instabilità emotiva e diffidenza.
- greco: sensualità, animo buono e leale, superficialità.
aquilino: forza interiore, grande carisma, energia e tendenza 
  all'ira. 
- a patata: tendenza all'idealismo, predisposizione alla 
  tristezza.  
OCCHI: 
- grandi: tendenza al misticismo, avversione al materialismo e 
  insicurezza.
- piccoli: intuito, vitalità e furbizia.
- rotondi: creatività e bontà d'animo, vivacità intellettuale.
- all'ingiù: animo romantico, sensibilità con tendenza alla 
  depressione.
- all'insù: timidezza, introversione e scarsa coerenza.
BOCCA: 
- labbra carnose: sensualità, istintualità, capacità di
  instaurare rapporti amorosi.
- labbra sottili: introversione e tendenza al romanticismo,
  forte senso del dovere..
- labbro superiore sollevato con gengive in evidenzia:
  aggressività, scarso autocontrollo e chiusura mentale.
- labbra "a bocciolo": tendenza alla malinconia, instabilità 
  emotiva e poca sensibilità verso gli altri.



L'UOMO DELINQUENTE



venerdì 28 gennaio 2011

                        COMUNICARE...
una parola che non conoscono solo gli uomini...
anche gli animali                                                                         


Logicamente loro non comunicano attraverso un vero e proprio "linguaggio", in quanto non utilizzano le parole, ma si servono di una comunicazione uditiva, visiva, olfattiva e gestuale.
La disciplina che studia il mondo della comunicazione animale è definita ZOOSEMIOTICA, inaugurata dal grande semiologo Thomas Sebeok.

Si ritiene che esistano da 3 a 30 milioni di specie animali e che ognuna di esse abbia a disposizione una certa varietà di strumenti comunicativi a seconda dell'ambiente in cui esso vive.

COMUNICAZIONE UDITIVA
Si basa principalmente sull'udito. Il primo a "scoprire" questa comunicazione fu un ingegnere americano alla fine del 1800. Aveva realizzato uno dei primi impianti di illuminazione elettrica per un albero e fu colpito dal fatto che molte zanzare,soltanto di sesso maschile, fossero attratte da una lampada.La sua  supposizione fu che questi erano, in effetti, attirati dal ronzio emesso da essa. Ne ebbe conferma sostituendola con uno strumento che emetteva un suono uguale.Solo successivamente scoprì che il ronzio emesso dalla lampada era molto simile a quello emesso dalle zanzare femmine.

Un altro animale noto per lo scambio dinamico di messaggi uditivi è il delfino. Un mammifero che vive nell'acqua quindi in un ambiente che non facilita di certo la comunicazione.Questi animali hanno adottato un metodo molto efficace per comunicare: ognuno di essi emette, infatti, un proprio fischio-firma, cioè un sibilo che lo distingue dai propri simili identificandolo, proprio come una firma. Le femmine, dopo essere nate, modificano la propria "firma" mentre i maschi non la cambiano. Infatti in alcuni casi è stato possibile riconoscere la madre di un giovane delfino analizzando il loro fischio.
Un altro esempio di animali che utilizzano questo tipo di comunicazione sono gli elefanti e gli uccelli.

COMUNICAZIONE VISIVA
Gli animali che vivono nell'ambiente marino, per comunicare usano segnali visivi.Le colorazioni del corpo rappresentano per molti un mezzo di comunicazione molto efficace.
I polpi e i calamari, ad esempio, esprimono i loro stati d'animo cambiando la loro colorazione della pelle.
Il maschio della lucciola utilizza un sistema di segnalazione con lampeggiamenti luminosi per farsi notare dalla femmina nel periodo dell'accoppiamento.
COMUNICAZIONE OLFATTIVA
Un altro sistema di comunicazione diffuso fra animali è costituito dai messaggi trasmessi tramite olfatto , si tratta di odori che spesso noi uomini non riusciamo a percepire. Gli animali sono dotati di particolari ghiandole le quali rilasciano odori. Non è raro  vedere, ad esempio, una marmotta che si strofina il rametto di un arbusto sulle guance. L'animale non sta giocando ma sta segnando il proprio territorio.
Altri esempi di animali che usano questo tipo di comunicazione sono i topi e le farfalle.


COMUNICAZIONE GESTUALE
E' strano pensare che degli animali riescano a comunicare attraverso i gesti, eppure alcune specie lo fanno. I gatti,ad esempio, chiudono gli occhi quando gradiscono le carezze del padrone facendo le fusa. Mentre quando incarnano il dorso, abbassano le orecchie, gonfiano il pelo e iniziano a soffiare è un gesto evidente di avvertimento per un cane per esempio.
Un altro esempio di comunicazione gestuale è la danza delle api esploratrici per indicare il luogo e la distanza dall'alveare del cibo.
Karl von Frisch, un etologo austriaco, condusse le più importanti ricerche sulle api.


PER COMUNICARE NON SERVONO LE PAROLE...BASTANO I GESTI!!

            

Ludwig Wittgenstein


Ludwig Wittgenstein nacque a Vienna il 26 aprile 1869. Wittgenstein, durante la sua vita, spaziò  all'interno di varie discipline, occupandosi di logica, di matematica, di filosofia, del linguaggio e della psicologia. Le sue opere furono influenzate dal pensiero del "Circolo di Vienna".  Durante la sua vita, egli pubblicò un solo libro intitolato "Tractatus logico-philosophicus". Fu insegnante in una scuola elementare, giardiniere in un monastero e, infine, architetto per la costruzione della nuova casa della sorella a Vienna. Egli, durante la sua vita, cercò una definizione del linguaggio ideale, ma oltre a questo, Ludwig si interessò agli usi concreti e particolari della comunicazione umana. Questi interessi, lo portarono a scrivere una vasta raccolta di appunti e osservazioni che furono raccolte in seguito, nelle “Ricerche filosofiche”. Nelle “Ricerche filosofiche”, il linguaggio inteso, fu un insieme di espressioni che svolgono funzioni diverse, nell’ambito di pratiche e regole differenti. Anche lo stile espressivo wittgensteiniano, subì una profonda mutazione: gli aforismi usati, venivano seguiti da osservazioni, metafore e esempi concreti. L’obiettivo di Wittgenstein fu descrivere e mostrare il mondo pluralista del linguaggio. Il filosofo rifiutò l’idea di un linguaggio perfetto sostenendo che nel linguaggio quotidiano non può essere  identificata una struttura formale unitaria, ma che esiste una molteplicità di pratiche linguistiche. Il linguaggio raffigurativo diventò uno dei possibili linguaggi esistenti nella quotidianità. Esso si trova sullo stesso livello dei linguaggi con cui non si denomina nulla, ad esempio le esclamazioni, le preghiere, le implorazioni, e sullo stesso livello di miriadi di atti (cantare, raccontare, inventare storie, imitare) con cui l’uomo svolge le funzioni più varie. Ripudiando la teoria di un linguaggio dotato di essenza logica, strutturalmente simile a un mondo logico, l’autore giunse a pensare che la comprensione dei significati del linguaggio risieda nei suoi svariati modi d’uso nei diversi ambiti della vita quotidiana. L’osservazione di come una frase viene utilizzata in pratica permette di coglierne il senso. Il significato di una parola varia in relazione al contesto in cui è inserita.


Ricerche filosofiche
Ludwig Wittgenstein
Tractatus logico-philosophicus
Ludwig Wittgenstein









"I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo"

giovedì 27 gennaio 2011

La comunicazione...

La comunicazione come comunanza e trasmissione
Comunicare significa mettere in comune idee e pensieri tra un mittente e un destinatario. 


Per comunicare, secondo Shannon e Weaver, il mittente deve possedere una sorgente di informazioni, la fonte, inviarla tramite un messaggio al destinatario per mezzo di un canale, ossia il mezzo di comunicazione che può essere sonoro, visivo, tattile, olfattivo ecc... Il messaggio arriva al destinatario. Questo messaggio è composto da segni che devono essere codificati tramite un codice,cioè un sistema organizzato per capire i segni. 


Esistono due tipi di codice: verbali e non verbali.Il codice verbale è costituito dalle parole, mentre il codice non verbale è quello per il quale si ricorre all'uso dei gesti.

                 
Esistono degli elementi che possono disturbare il messaggio come ad esempio i rumori: che impediscono la possibilità di comprendere il messaggio.
Quando il messaggio viene compreso, la risposta da parte del ricevente è il feedback. Il ricevente perciò non ha più un ruolo passivo, ma allo stesso tempo è sia destinatario che mittente.